La voce di chi c'è l'ha fatta: dalla baraccopoli all'università
- Li majo libri
- 20 mag 2018
- Tempo di lettura: 4 min
“NON DOVREBBE PASSARE UN GIORNO SENZA UN SORRISO SUL VOSTRO VISO”
La storia di Lucy dalla baraccopoli Deep Sea alla sala conferenze dell’Università Roma 3
Sei nata in Kenya, a Nairobi, nella baraccopoli Deep Sea. Sai che per le persone dei paesi europei è molto difficile immaginare la vita nelle slums. Prima di iniziare a parlarne nel dettaglio vorrei però farti una domanda forse un po’ personale: qual è il primo ricordo che hai legato alla tua infanzia?
“Della mia infanzia quasi nessuno. A 5 anni ho smesso di essere una bambina, giacché le circostanze mi hanno catapultata nel mondo degli adulti. L’evento a cui mio riferisco è la morte di mia mamma, da quel momento me la sono dovuta cavare da sola. Ho iniziato così a fare da babysitter ai figli di una vicina (di 3 o 2 anni più piccoli di me) ricevendo in cambio un po’ di cibo, ogni tanto. Il ricordo più nitido che ho è il primo incontro con i volontari di AfrikaSì: avevo 6 o 7 anni, mi trovavo vicino ad una fogna, affamata, malata e coperta di vermi. Persino gli stessi abitanti della baraccopoli erano troppo spaventati e disgustati per starmi vicino o toccarmi. È in quel momento che sono arrivati i volontari di AfrikaSì, mi hanno medicato e dato da mangiare. È strano pensare come delle persone che parlavano una lingua completamente diversa dalla mia mi possano aver dato così tanto affetto e aiuto.”
Durante la conferenza hai affermato che attraverso AfrikaSì hai avuto l’opportunità di frequentare la scuola. Tuttavia secondo le leggi keniote la scuola primaria e secondaria sono gratuite ed un diritto per tutti…
“Sono solo formalità, parole su pezzi di carta. Nella realtà non accade nulla di tutto ciò.”
Perché sono state scritte queste parole e perché non vengono applicate?
“Perché “bisogna farlo”, è un obbligo, i kenioti e gli abitanti degli altri paesi si indignerebbero e ne dovrebbero rispondere le persone al potere. È più semplice scrivere leggi e mettere tutto a tacere, nessuno poi si interesserà dell’effettiva applicazione. Perché non le applicano? Perché sono felici di vederci persi, ignoranti, analfabeti. E dove non c’è istruzione ed informazione c’è povertà. Così durante le elezioni il governo ci promette 200 scellini in cambio del voto: ci compra con la fame. Mangiare è il pensiero fisso di chiunque viva in una baraccopoli. La vita nelle slums è peggiore di quella mostrata nel video durante la conferenza; se avessimo mostrato com’è veramente, senza veli, molti dei presenti avrebbero pianto.”
Cosa rende la vita così difficile?
“Voi la sera potete andare a letto, fissare il soffitto, chiudere gli occhi, svegliarvi la mattina dopo e trovare il soffitto esattamente uguale alla sera prima. Noi no. Le case delle baraccopoli sono costituite da due pietre come pilastri e un pezzo di lamiera come soffitto, arredate con stracci e rifiuti, illuminate con allacci abusivi. Tutto questo comporta incendi all’ordine del giorno. Non dimenticherò mai l’incendio del 26 ottobre 2016, quando la casa che avevo lasciato la mattina era stata ridotta in cenere durante il giorno. Voi dovreste essere felici per il semplice fatto di vivere in case di pietra, sicure, e non dovrebbe passare un giorno senza un sorriso sul vostro viso.”
Com’è la vita dei teenagers delle slums?
“Si può riassumere con una frase, “no love without sex”. Non si riconosce nessuno, una ragazza di 12 anni può in realtà avere anche 4 bambini. L’amore, assente da parte dei familiari (morti o impegnati nella sopravvivenza tutto il giorno) viene cercato in un ragazzo, un fidanzato. Ma non si tratta mai di amore vero: per i ragazzi l’amore inizia e finisce col sesso ed in caso di gravidanza vige la regola del “da oggi la nostra relazione non esiste più, cavatela da sola”. Buona parte delle gravidanze sono frutto di prostituzione e violazione. A volte sono le stesse madri a vendere o far prostituire le proprie figlie a uomini anziani e ricchi, in modo da ottenere soldi. A 5 anni le bambine già sanno cosa siano un pene ed una vagina e cosa accade tra un padre ed una madre. Difatti la privacy è un concetto totalmente assente. Gli adolescenti maschi di 14/15 anni invece assumono e spacciano droghe, coinvolti o sollecitati in affari dai più ricchi.”
Nonostante tu sia nata in un ambiente di questo tipo hai avuto la fortuna e l’intelligenza di cogliere un’opportunità che ha dato una profonda svolta alla tua vita: la scuola. Com’è stato entrare in una scuola la prima volta? Cosa ricordi del primo giorno?
“La scuola secondaria è frequentata solo da persone ricche in Kenya, di solito indiane. Io non sapevo come farmi una doccia, come mangiare col cucchiaio o la forchetta e non avevo mai visto edifici in pietra. L’impatto non è stato dei migliori. Inizialmente venivo emarginata dagli studenti e dagli insegnanti stessi. Già dopo i primi giorni volevo mollare tutto. Sono andata a parlare con Alessandra, la direttrice dei volontari di AfrikaSì. Mi ricordo di averle detto: “Continuerò perché tu me lo chiedi, non perché voglio”. E così è stato. If you believe in yourself, you can move mountains on your own.”
E non solo ti sei diplomata, ma hai anche continuato gli studi all’università. Stai studiando per diventare maestra di bambini con bisogni speciali. Cosa ha dettato questa scelta?
“Voglio fare qualcosa che abbia un impatto e faccia fruttare quanto ho imparato. Inizialmente volevo diventare un avvocato per difendere bambini violati e senza possibilità di farlo da soli. Poi mi sono chiesta: essere un avvocato aiuterebbe davvero i bambini? E ho realizzato che per offrire un aiuto concreto dovrei stare in contatto con loro tutto il tempo. Da questo l’idea dell’insegnante. Voglio insegnare come comportarsi, impegnarsi ed avere carattere nella vita. “
Un consiglio per i giovani?
“Pursue your dreams, appreciate your parents, do what you believe in. And fight for your right. Oltre a questo vorrei volgere un ringraziamento ai giovani e a tutte le persone presenti qui alla conferenza. Grazie perché voi siete le persone che fanno la differenza stando qui oggi ad ascoltare la mia storia. Il cambiamento avviene grazie a persone che riescono, come voi, a guardare oltre l’Europa.”
Per concludere, qual è stata la cosa che ti ha colpita di più quando sei arrivata in Italia?
“Questa è già la terza volta che vengo qui. Tuttavia, la prima volta mi ricordo di aver pensato: “Wow queste persone sono tutte così pulite. Alcuni dicono che devono proprio farsi una doccia prima di uscire perché puzzano, ma in realtà sono già puliti! Nella Deep Sea anche dopo essersi lavate le persone sono visibilmente sporche”.”
Grazie Lucy per aver condiviso con noi la tua storia.
di Francesca Andrea Musella
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