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  • Immagine del redattoreLi majo libri

Cracovia day by day

Giorno 1, 18 febbraio 2018.


Partenza


Viaggiare è sempre stata una delle cose che mi piacciono di più al mondo. Città, montagna, mare, non importa dove, basta lasciare per un po’ la mia amata Roma e andare in qualche luogo ancora inesplorato. Il primo viaggio con i miei compagni di classe da mesi mi ha occupato la testa in maniera costante. Posti da vedere, cose da mangiare e, soprattutto, la valigia da fare. Appena arrivati in aeroporto già si sono verificati i soliti problemi da partenza: valigie troppo grandi e carte d’identità dimenticate a casa. Due minuti dopo l’annuncio della hostess di inserire i nostri zainetti nel bagaglio a mano già ero seduta sulla mia valigia con il terrore di dover regalare 55€ alla Wizz Air per mettere in bagaglio in stiva, ma dopo 5 minuti (e tre persone sedute sulla mia valigia) finalmente sono riuscita a chiuderlo. Dopo il controllo di sicurezza e la risoluzione di vari problemi, infine, siamo riusciti a salire sull’enorme aereo viola della Wizz. Il decollo comporta sempre emozioni enormi, la sensazione di staccarsi dal terreno mi toglie sempre il fiato.

Dopo circa un’ora la vista delle campagne polacche innevate ha lasciato tutti a bocca aperta: uno spettacolo che nessuno riuscirà a scordare. Tutti con il naso attaccato ai finestrini abbiamo iniziato a sperare che la neve imbiancasse anche noi al nostro arrivo.

Dopo un’ora e mezza di volo e un’altra estenuante ora e mezza di pullman siamo arrivati nel nostro hotel: l’Ibis Centrum. Stanchi e affamati ci siamo sistemati nelle nostre stanze e, dopo aver cenato, siamo andati alla scoperta della città. Tutto ciò che ho pensato durante tutta la nostra passeggiata è: Cracovia è una città meravigliosa. La vista del castello di notte, della Vistola illuminata da luci fioche e della Piazza del Mercato, così grande ma così calorosa allo stesso tempo, riempie il cuore.


Giorno 2, 19 febbraio 2018.


Alla scoperta di Cracovia


Il secondo giorno è stato interamente dedicato ad un’attenta visita alla città, dal magico castello di Wawel al cuore del quartiere ebraico di Kazimierz. Tra storia e leggende la nostra simpaticissima guida ci ha raccontato come Cracovia si è evoluta nel passare dei secoli e, soprattutto, come è cambiata in base alle invasioni che ha subito e sotto i vari regimi politici. Sulla via che porta al castello, luogo della nostra prima visita, mi sono trovata davanti qualcosa che in una città così tradizionale come Cracovia non mi sarei mai aspettata di trovare: un’autentica walk of fame, proprio come quella californiana! Subito ho notato la stella del bravissimo attore Benedict Cumberbatch, uno dei miei preferiti, e

sono corsa a fargli una foto. Qualche passo più avanti, invece, abbiamo

incontrato uno dei simboli più rappresentativi della città: la statua del drago di Wawel. La nostra guida ci ha illustrato brevemente la leggenda legata al drago e dopo qualche minuto di attesa abbiamo visto qualcosa che ci ha lasciati senza fiato: una fiammata che sembrava bruciare gli alberi circostanti, un autentico viaggio nella leggenda. È strano come alcune parti delle città riescano a trasportarti indietro nel tempo, proprio come questa statua. Guardare il fuoco che fuoriusciva dalla “bocca” del drago mi ha fatto immaginare di essere tornata nel Medioevo e di guardare insieme a contadini e popolani. Molto bella è stata la visita all’interno del castello medioevale e della cattedrale di Wawel che, nonostante le occupazioni e le razzie subite durante i secoli, rimane oggi il punto fermo della città, intorno al quale ruota la vita urbana. Esso rappresenta proprio un punto fermo, che guarda dall’alto tutti i cittadini e che li protegge, anche durante la notte. Non a caso il castello fu costruito su una collina, ovvero nel punto più alto di Cracovia, dal re Casimiro il Grande. Il tema della protezione che viene dall’alto è piuttosto ricorrente, infatti anche la Basilica di Santa Maria è stata costruita con l’intento di sovrastare la Piazza Grande, o Rynek Główny, e far sentire i suoi cittadini protetti, anche durante la notte. Ascoltare la melodia suonata dal trombettiere dall’alto della chiesa ha scaldato il cuore a tutti, poiché da queste piccole cose si capisce come la città, per quanto grande e molto conosciuta, mantenga l’aria di un piccolo paesino dove tutti si conoscono.

Il nostro primo pranzo a Cracovia è stato molto soddisfacente in quanto

abbiamo mangiato dei classici Pierogi ossia dei ravioli ripieni di carne o

formaggio e in seguito dei cupcake in un negozio in una piccola via nei pressi della piazza centrale. Sfortunatamente, ho scoperto che i pierogi sono uno dei

pochissimi piatti della cucina non a base di cipolla, e, di conseguenza, uno dei pochissimi piatti che ho mangiato. Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla visita di Kazimierz, e quindi alla sinagoga, al cimitero ebraico, alla piazza degli Eroi

del Ghetto e alla fabbrica di Shindler. Ciò che mi ha colpito di più di tutta la visita è stato l’incredibile silenzio che ci ha accompagnati. Quando ci siamo trovati davanti alla Piazza degli Eroi del Ghetto, un terribile senso di solitudine mi ha pervasa. Tutte quelle sedie rappresentano migliaia di persone torturate e uccise, e credo profondamente nel fatto che noi giovani dobbiamo testimoniare cosa abbiamo visto.


Giorno 3, 20 febbraio 2018.


Visita ad Auschwitz I e II


Svegliarsi la mattina e pensare che dopo qualche ora avrei visitato un luogo in cui milioni di persone sono state sterminate e tormentate è agghiacciante, ma ancora più agghiacciante è la sensazione che si prova quando si varca quel cancello con sopra incisa la tristemente famosa scritta “Arbeit Macht Frei”. Sono entrata in un mondo in cui non mi sentivo più io, sentivo soltanto le grida assordanti di milioni di morti. Capelli, tazze, protesi, valigie, spazzole, scarpe.

Questi sono solo alcuni degli oggetti che oggi si trovano tra le mura degli enormi capannoni, e che oggi hanno la funzione di ricordare quell’orrore e, soprattutto, fare in modo che attraverso la conoscenza non si ripetano mai più atrocità simili. La visita del campo è stata qualcosa che non è nemmeno lontanamente descrivibile a parole, è un misto di emozioni che difficilmente sono comprensibili.

La visita ad Auschwitz II Birkenau è stata totalmente diversa dalla prima, è rappresentabile solo come un grande vuoto. Questo campo, costruito per eliminare quante più persone possibile ogni giorno, oggi è soltanto un grandissimo spazio vuoto in cui migliaia di ebrei, zingari, omosessuali e i comunisti sono letteralmente delle ceneri per terra. È impossibile immaginare cosa hanno passato quegli uomini, immaginare come deve essere stato alzarsi ogni mattina e non sapere se sarebbero sopravvissuti anche quel giorno, immaginare come dev’essere stato non avere più neanche una dignità alla quale aggrapparsi. Vedere le camere a gas distrutte, i pezzi di mattoni e le baracche nelle quali erano costrette a vivere le donne fa venire la pelle d’oca. Non esiste niente paragonabile a questo, a vedere due chilometri completamente innevati e pensare che neanche 80 anni fa in quel luogo “lavoravano” con soltanto dei pigiami di cotone addosso. Il gelo che quei campi mi hanno lasciato addosso non me lo scorderò mai.


Giorno 3, 21 febbraio 2018.


Visita alla Miniera di sale di Wieliczka


Gnomi, cavalli, cercatori di gas metano, cappelle nascoste, c’è proprio di tutto nelle miniere di sale! A 130 metri sottoterra a circa 20 minuti da Cracovia si trova uno spettacolo che mai avrei creduto potesse esistere: un magico mondo fatto tutto di sale. Sono tornata di nuovo bambina quando ho visto le grotte piene d’acqua, illuminate da una luce quasi magica e le statue scolpite dai minatori. Ma la cosa che mi ha lasciata completamente senza fiato è stata la cappella di Santa Cunegonda, dove i lampadari di sale, i bassorilievi e le immense statue sono protagonisti, e riescono a creare un’atmosfera completamente differente da tutto il resto della miniera, più scura e cupa. Posti come questi mi fanno sentire così piccola, ma allo stesso tempo mi fanno venire voglia di rimanere a fissare quell’immensa bellezza per sempre. Una cosa molto curiosa è il fatto che le guide dicano ai turisti che nel prezzo del biglietto è compreso anche il fatto che possano leccare il sale nelle pareti… e lo fanno in più di seimila! Secondo le guide, inoltre, se si respira profondamente l’aria della miniera la vita si allunga di due settimane ma io, a parte un’insopportabile puzza, non ho avvertito alcun cambiamento. Nonostante ciò, questa visita è stata veramente magica.


di Martina Bovi





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