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I fondatori Einaudi.

Aggiornamento: 15 apr 2018

La casa editrice Einaudi è stata fondata intorno agli anni 30 grazie a Giulio Einaudi, Cesare Pavese e Leone Ginzburg, il vero erede di Piero Gobetti, un importante intellettuale antifascista torinese.

La prima iniziativa della casa editrice è stata la rivista “La cultura” che voleva essere la continuazione di “Ordine nuovo” di Gramsci e del “Risorgimento liberale” dello stesso Gobetti. Giulio Einaudi, all’età di 17 anni si impegna nella promozione della rivista del padre Luigi (“La riforma sociale”) imparando così sistemi di diffusione anche per posta e inventando un modo per spendere di meno per le lettere che inviava così da risparmiare 230.000 lire rispetto al budget previsto. Nel ’33 riuscì anche a registrare la Giulio Einaudi come ditta individuale.

Molto importante nella storia della casa editrice è la figura di Leone Ginzburg,

editore intellettuale completo e politico antifascista, un uomo che Giulio Einaudi definisce pragmatico. Fu lui a suggerire di inserire tra i “saggi” anche libri di successo senza andare a cercare solo prodotti sofisticati; si impegnò moltissimo per la casa editrice.


Leone Ginzburg nasce a Odessea, figlio di Vera Griliches e della fugace relazione che lei aveva avuto con Renzo Segrè, all'insaputa del marito Fëdor. Quest’ultimo decise comunque di riconoscere Leone come suo figlio e Leone stesso considera Fëdor come il proprio padre. La famiglia era benestante: il padre proveniva dal governatorato di Vilnius, la madre da San Pietroburgo. In famiglia si rispettava le tradizione ebraica ma avevano tutti ampie vedute.

Leone venne in Italia per la prima volta nel 1910 e grazie alla sua zia paterna imparó insieme Ai suoi fratelli il francese e l’italiano. Per Leone e la sua famiglia seguirono anni di frequenti spostamenti. Leone, spesso incarcerato, fu torturato dai tedeschi a Regina Coeli e morì in carcere il 5 febbraio 1944.

Il giovane Einaudi e l'antifascismo

Giulio Einaudi non si definiva fascista e neanche comunista, ma i suoi apprezzamenti andavano in quest’ultima direzione.

Aveva uno spirito non tanto liberale quanto libertario, ed entrò a far parte degli antifascisti cospiratori. Un episodio che vale la pena ricordare è quando, nel 1929 a 17 anni, ricopiava a macchina decine di copie di volantini che gli venivano consegnate da Ernesto Rossi, dirigente di Giustizia e Libertà. Un giorno, durante una perquisizione (causata da un’attività parallela del fratello Roberto) riuscì a nascondere un pacco di manifestini che conservava nel cassetto della scrivania all'ultimo minuto e a salvarsi.

La collana viola

La collezione di studi psicologici, religiosi ed etnologi detta anche “collana viola” viene editata dal 1948 al 1956. Era stata fortemente voluta da Cesare Pavese che, insieme a Ernesto de Martino, storico delle religioni, ne gestirono il controllo e la cura: nella collana importanti saggi di psicologia, etnologia ed antropologia. Il primo volume ad essere stato pubblicato in questa collana fu “Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo” dove De Martino costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità di una “presenza” non ancora decisa viene padroneggiata attraverso la magia.


Vittorini e i gettoni


Elio Vittorini, scrittore e traduttore italiano, morto nel ‘66, guidò una collana per Giulio Einaudi dal 1951 a 1958 che pubblicò opere di narrativa contemporanea, valorizzò’ ricerche linguistiche e testimonianze sincere di giovani letterati italiani, creando prodotti tascabili che permetteva di avvicinare per un pubblico senza troppe spese economiche e privi di rischi per l’editore: una collana “povera” sia nella carta che nella grafica. Il primo volume della collana fu “i compagni sconosciuti” di Franco Lucenti.


La figura di Italo Calvino


Calvino è stato molto importante nella casa editrice Einaudi: ha iniziato come capo uffici stampa fino a diventare direttore letterario, curò per anni i rapporti con gli scrittori incoraggiandoli ed aiutandoli a migliorare. Anche se per un certo periodo Calvino visse a Parigi tornava sempre, anche per solo una o due volte al mese in Italia per la casa Einaudi guadagnandosi anche un certo astio da parte di Giulio Bollati, per trent'anni condirettore con Einaudi, che lo accusava di farsi i fatti suoi.Calvino era, secondo Giulio Einaudi, un allegro folletto ma pur se cupo a tratti, come ad esempio quando interveniva nelle riunione editoriale e non faceva mai più di un discorso improvvisato. Dopo una vita piena di soddisfazioni culturali e sociali, il 6 settembre 1985, all'età di 61 anni, Calvino venne colto da un ictus nella sua villa nella pineta toscana di Roccamare. Ricoverato all'ospedale Santa Maria della Scala, di fronte alla cattedrale di Siena, subì una lunga operazione al cervello; dopo aver ripreso parzialmente conoscenza per qualche giorno, si aggravò e morì il 19 settembre 1985, un mese prima di compiere 62 anni, a causa di una sopraggiunta emorragia celebrale.


di Carolina Llerena.

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