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Il paese che muore.

  • Immagine del redattore: Li majo libri
    Li majo libri
  • 15 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min


"Il paese che muore" è uno dei nomi con cui è conosciuta Civita di Bagnoregio, un meraviglioso borgo situato in provincia di Viterbo nel Lazio dove il tempo sembra essersi fermato secoli fa.


Situato al confine con l’Umbria, in vista della Valle del Tevere, Civita si adagia su un colle tufaceo cuneiforme a 443 s.l.m., stretto tra due profondi burroni del Rio Chiaro e del Rio Torbido. Alle spalle dell’abitato si estende la grande vallata incisa dai “calanchi”, creste di argilla dalla forma ondulata e talvolta esilissima.

Lo scenario offerto da questa valle e dall’abitato di Civita di Bagnoregio forma uno dei paesaggi più straordinari e unici d’Italia.


Il borgo è stato smembrato e dimezzato dagli innumerevoli terremoti e franamenti avvenuti nel corso dei secoli: per questo è divenuto famoso come “la città che muore”.


La zona fu abitata sin dall’epoca villanoviana (IX-VII secolo a.C.), in seguito si insediarono gli etruschi, che fecero di Civita una fiorente città. Del periodo etrusco restano molte testimonianze, di particolare suggestione è il Bucaione, un profondo tunnel, che permette accesso dell’abitato alla Valle dei Calanchi.


Dipinto di Cavazzola; Museo di Castelvecchio, Verona.
Bonaventura da Bagnoregio

Qui nacque, nel 1217/1221 circa, il monaco filosofo francescano Bonaventura, poi divenuto santo. Si racconta che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi Bonaventura nella grotta che ancora oggi porta il suo nome.


Per molti anni divenuta quasi un borgo fantasma, oggi Civita è collegata alla sorella Bagnoregio ed al resto del mondo da un sottilissimo e lunghissimo viadotto in cemento.


E oggi in realtà Civita sta ritornando a vivere. Un flusso turistico cospicuo e sempre crescente, anche straniero, ha riportato grande visibilità all’antico villaggio, che pian piano si sta ripopolando.


Tale la sua suggestione e bellezza che ha un procedimento in corso (dal 2017) per essere inserita nei borghi riconosciuti come Patrimonio dell’Unesco.


di Cristina Topino.

 
 
 

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