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  • Immagine del redattoreLi majo libri

Vedere per provare

Aggiornamento: 9 mar 2018



Caro diario,

oggi ho il desiderio di scrivere per poterti raccontare tutte le emozioni che ho provato durante il viaggio in Polonia.

Sono partita insieme alla mia classe il giorno 18 febbraio dall’aeroporto di Ciampino e dal momento in cui ho preso posto in aereo, non vedevo l’ora di arrivare e conoscere nuovi posti.

All’accensione dei motori, ho iniziato ad agitarmi per la felicità; era da molto tempo che non provavo una sensazione simile.

Il mio posto era accanto al finestrino ed appena l’aereo ha iniziato a muoversi e ad accelerare pian piano, ho compreso che stavamo per decollare… la felicità si stava trasformando in pura euforia.

Quando ci siamo distaccati da terra, ho iniziato ad ammirare un affascinante spettacolo fatto di nuvole bianche che al solo vedersi davano la sensazione di soffice e di pura leggerezza. All'atterraggio è stato altrettanto emozionante, ed è come se fosse subentrata la curiosità di una vista diversa dal panorama italiano.

Come prima tappa ho visitato la città di Cracovia. Devo ammettere che me l’aspettavo diversa, mi ha lasciata a bocca aperta .

È un piccolo bijou, con tante chiese decorate in stile barocco e anche rinascimentale grazie alla presenza di numerosi artisti italiani; inoltre il castello molto grande vicino al fiume Vistola ne percepisci la sua potenza e imponenza. È una città ricca e anche molto pulita.

Una cosa che mi piace molto durante il viaggio al di fuori della propria nazione, è il fatto di poter entrare in contatto con diverse abitudini, costumi e cultura diverse dalle nostre.

Come seconda tappa abbiamo visitato il quartiere ebraico ma le emozioni più devastanti sono state quelle provate durante la visita ad Auschwitz il giorno successivo.

Appena varcata la soglia di entrata del campo di Auschwitz 1 sulla quale è si staglia la scritta che tutti conoscono e che molto spesso si trova sui libri “arbeit macht frei”, mi sono sentita tutto d’un tratto invadere da sensazioni indescrivibili ed estremamente forti.

Provavo in continuazione, passo dopo passo, a immaginare a tutti quei deportati che hanno vissuto gli anni più devastanti della loro vita e che purtroppo non sono sopravvissuti all’esperienza del campo e mentre stavo percorrendo il viale principale la mia mente non cessava di pensare al fatto che milioni di ebrei avevano camminato proprio dove stavo camminando io in quell’istante.

Mi sono sentita il cuore stringere, non riesco a comprendere come l’umanità abbia potuto arrivare a commettere delitto simile. Poi poter vedere con i proprio occhi tutti, all’interno del museo di Auschwitz gli oggetti ( valigie, occhiali, protesi ecc..) di cui gli ebrei sono stati privati perchè considerati oggetti “essenziali per lo sforzo bellico”.

La visione che mi ha scioccata di più di tutte è stata l’immagine di quell’enorme massa di capelli …tutto d’un tratto mi sono come bloccata davanti a delle treccine e mi si è gelato il sangue.

Per non parlare delle valigie con i nomi delle singole famiglie e con gli indirizzi e le scodelle: questi sono stati i particolari che mi hanno fatto ripensare a quanto è stato enorme l’inganno (chiedevano agli ebrei di portare oggetti che per loro avesse un valore per non farli insospettire per l’arrivo al campo di concentramento) che i tedeschi hanno fatto agli ebrei. Che immenso dolore!

Infine prima di arrivare a Birkenau, ho avuto la possibilità di visitare uno dei blocchi nella quale dormivano i deportati e ho prestato particolarmente attenzione a tutte le foto dei deportati che stavano appese alle pareti con tanto di data di arrivo e morte nel campo e anche lì un brivido ha pervaso il mio corpo nel notare che alcuni di loro hanno vissuto si e no 4 giorni, non di più

Poi arrivata a Birkenau la prima cosa che mi ha colpito è stato il freddo tremendo e proprio questo aspetto mi ha aiutato a comprendere meglio come hanno potuto soffrire tutti i deportati dato che, nonostante il pieno inverno, erano obbligati a indossare una divisa così leggera che di certo non poteva coprire sufficientemente.

Del campo n2, mi ha colpito molto l’entrata con i binari: anche questa è un immagine assai conosciuta e ad esser sincera mi è sembrato surreale il fatto di stare proprio nel luogo che ho visto tante volte riprodotto in fotografia.

Non riuscivo a realizzare bene, erano troppe emozioni tutte insieme…sono rimasta a dir poco a bocca aperta nel vedere una tale immensità (in termini di area territoriale), utilizzata per creare una vera e propria macchina di morte. Che orrore!!!

Camminando lungo i binari all’interno di Birkenau ho visto anche un tipico carro merci che dava proprio l’idea delle condizioni pietose che gli ebrei hanno dovuto sopportare durante viaggi di deportazione lunghi pure più di 10 giorni.

Inoltre la guida si è soffermata molto sulle camere a gas e ci ha spiegato dettagliatamente come avveniva il procedimento passando appunto dallo spogliarsi, al dividere i vestiti e poi purtroppo all’arrivo in questa stanza chiusa nel quale veniva versato dello zyklon b. Però qui a Birkenau le camere a gas sono state distrutte dai tedeschi prima della liberazione dei russi per provare ad eliminare le tracce, sono presenti solo i resti.

Io non capisco davvero come sia possibile che oggi nonostante tutte le testimonianze e le tracce concrete, ci siano persone che si ostinano a pensare che l’olocausto è tutta un’invenzione e che negano questo fatto reale.

Io sinceramente inviterei tutti a fare un’esperienza come questo viaggio che ti fa comprendere di cosa gli uomini siano realmente capaci di fare; infatti non dimentichiamo che comunque i nazisti che operavano in questi campi non erano affatto dei pazzi ma anzi degli uomini normalissimi e dell’incredibile crudeltà che sinceramente ai miei occhi è quasi impensabile.

Per concludere, caro diario, spero che le mie parole rimangono per sempre incise in queste pagine come questa esperienza rimarrà per sempre incisa nel mio cuore.

Non avrei mai pensato che un viaggio del genere potesse trasformarsi in qualcosa di così toccante e sinceramente credo che nessuno possa comprenderlo senza esperienza diretta.

A presto.


di Cristina Topino.

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